Vi è un affermazione che apprezzo particolarmente, attribuita ad un ex dirigente della Xerox “Il compito del leader non consiste solo nel prendere decisioni, ma nel compiere una sintesi che dia un significato alle cose”.
La capacità di sintesi è una qualità alla quale, nel mondo del lavoro, si attribuisce un enorme valore: vedere il quadro generale di elementi apparentemente non connessi, nei dati che pervengono di continuo, alla miriade di informazioni che giungono in una sola giornata.
Quanti quotidiani leggiamo, quante riviste, quanta televisione guardiamo, quanti telegiornali, quanti siti internet visitiamo, quante e-mail riceviamo?
Bene, riusciamo a trarre una sintesi da questa messe di informazioni, riusciamo ad individuare elementi ricorrenti e temi emergenti?
Troviamo un collegamento tra la prima pagina di un quotidiano, i messaggi di posta elettronica, gli ultimi dati di vendita, le nuove tendenze sociologiche, e a far previsioni sulle iniziative che noi, il nostro team e l’azienda dobbiamo intraprendere?
Questa è l’arte della sintesi.
I bravi leader, oggi, raccolgono i dati esterni e li interpretano attraverso un lavoro di sintesi, una sintesi che passa attraverso non più solo attraverso la semplice osservazione del mondo e dei suoi dati in continuo movimento, ma anche attraverso la capacità di sapersi ascoltare guardandosi dentro.
Nel mondo odierno è impossibile operare una sintesi di quanto si osserva all’esterno senza compiere un viaggio interiore.
Riflettiamo, come possiamo comprendere il mondo se non facciamo nessuno sforzo per comprendere noi stessi, stabilendo una relazione viva e dinamica tra il mondo e noi?
Concediamoci tempo per un viaggio interiore, impariamo ad ascoltarci e scoprirci.
Circa venti anni fa ero coinvolto in un progetto formativo multiculturale.
Eravamo tutti formatori provenienti da diverse nazioni europee, con cultura, formazione e storie diverse, ed il tema di riferimento era la “leadership”.
E’ stata una grande esperienza: lingue e linguaggi diversi, la necessità di affidarsi al non verbale per cogliere sfumature e messaggi che le barriere linguistiche talvolta ostacolavano, la disponibilità a mostrarsi, ad ascoltare ed ascoltarsi.
Furono quattro giorni intensi, sempre insieme, tranne il tempo (poco) destinato al riposo, ed alla fine ne scaturirono, per me, alcune decisioni personali mutuate in una serie di comportamenti:
- Essere tollerante con tutti, ma non tollerare (per me) la mediocrità
- Avere sempre fiducia nelle mie capacità, posso fare la differenza
- Non rinunciare mai alla mia integrità
- Vivere il “rischio” come normalità, senza rischi non vi sono benefici
- Affrontare l’isolamento, la separazione e l’intolleranza altrui
- Entrare in contatto con mondi diversi dal mio, per scoprire me stesso
- Accettare di cambiare e di mostrarmi diverso
A ben vedere nulla di trascendentale, ma riferirmi a queste modalità , capendo sempre più velocemente dove e perché ne sono distante, imparando a sbagliare di meno, mi permette di poter effettuare una sintesi molto più significativa di ciò che sta fuori e ciò che sta dentro di me, e di comprenderne la differenza.
Non importa che fai, dove sei, con chi . . . quanto chi sei tu.
E non è mai troppo tardi per essere ciò che potremmo diventare.