In tempi difficili come i nostri, solo un flusso incessante di innovazioni può garantire ad un’impresa di competere e prosperare.
Occorre creatività per aumentare l’efficienza e la produttività, per immaginare e attuare procedure operative più economiche e più efficaci, per migliorare la qualità di prodotti e servizi e per far fronte ai problemi sempre più ardui e costosi di un mondo esterno in rapidissima evoluzione.
Occorre creatività per sviluppare prodotti e processi nuovi, per concepire efficaci strategie di marketing, per lanciare campagne di vendita vincenti o per trovare armi sempre nuove contro sempre nuove situazioni e sfide esterne.
Oggi un’impresa incapace di rinnovarsi non può sopravvivere a lungo nel mondo degli affari.
Secondo analisi e ricerche si stima che circa il 90% del volume delle vendite delle aziende di successo sia costituito da prodotti che soltanto dieci/quindici anni fa erano ignoti al mercato.
La creatività ha un ruolo fondamentale nella filosofia, nel problem solving e nei processi decisionali di quasi tutte le funzioni aziendali: management, pianificazione, comunicazione, marketing, pubblicità, vendite, relazioni pubbliche, finanza, rapporti con i sindacati e con il personale, ricerca del personale, automazione dell’ufficio, ecc. ecc.
La caratteristica più importante delle imprese creative di successo è un management che si rifiuta di accettare passivamente le soluzioni già sperimentate e collaudate e le situazioni di fatto.
Invece di seguire ciecamente le procedure consolidate, e di percorrere stancamente rassicuranti strade battute, i manager creativi sono sempre disposti ad esaminare ed utilizzare le nuove idee creative, senza timore dei rischi, anche rilevanti, che esse comportano.
L’impresa cresce perché viene regolarmente nutrita con nuove idee.
Utile nella prosperità e nella stabilità, un costante ricorso alle innovazioni diviene necessario in tempi d’incertezza, quando valori ed obiettivi cambiano, e problemi nuovi sorgono di continuo.
In un mondo che diventa sempre più complesso, non è più possibile affidarsi ciecamente alle tecniche collaudate e all’analisi razionale: troppe tecniche collaudate si dimostrano ormai incapaci di risolvere i problemi, e le soluzioni razionali non garantiscono più la competitività.
La creatività non è solo una dote che aiuta a risolvere i problemi scolastici o a primeggiare nei giochi di società, è uno degli strumenti più efficaci per garantirsi la competitività attraverso il cambiamento costruttivo: in un contesto imprenditoriale illuminato, essa è sovrana.
Troppe aziende non fanno ancora abbastanza per incoraggiare l’innovazione; troppe procedure obsolete, e quindi da rinnovare, restano invece operative.
Il fatto è che in molte di esse l’innovazione non trova un clima favorevole: si va dall’indifferenza all’ostilità, non solo passiva, ma in molti casi attiva.
Un atteggiamento del genere finisce nello scontro frontale tra menti creative e menti esecutive.
Naturalmente la maggior parte dei dirigenti si dichiara, in buona fede, sempre ben disposta ad esaminare una nuova idea, ma l’esperienza insegna che nella maggior parte dei casi si tratta unicamente di pie intenzioni.
La frase classica è “Caspita, questa si che è una buona idea! Studiala bene nei dettagli e poi torna”.
Questo è il modo migliore per affossare qualunque idea; quanti collaboratori hanno il tempo, la preparazione, gli strumenti e le risorse per poter sviluppare l’idea?
Nella maggior parte delle aziende manca ancora oggi la consapevolezza dell’importanza della creatività, e quindi la sincera volontà di ascoltare ed appoggiare le idee nuove.
I più dei creativi, non sentendosi incoraggiati, finiscono per arrendersi pensando “è inutile non mi stanno neanche a sentire, non capiscono”, rientrando così nei ranghi, nella comoda e improduttiva routine.
I manager creativi affrontano il rischio ed avanzano nell’ignoto, perché sanno che, scavando nel deserto, un pozzo alla fine salta sempre fuori, sia esso d’acqua, che di petrolio.