Il problem solving è una condizione potenzialmente sfidante per le persone che vengono a trovarsi in una situazione di incertezza, per la quale non tutti i contenuti e gli elementi di contorno sono conosciuti, e non potranno essere completamente conosciuti e dominati.
A questo aggiungiamo i nostri dubbi sulla capacità di essere in grado di interpretare correttamente tutti gli elementi di cui verremo a conoscenza.
Le condizioni di lavoro di chi opera in ruoli gestionali e manageriali sono caratterizzate da una crescente complessità data dall’aumento delle situazioni di lavoro non individuali (colloqui, presentazioni, riunioni, incontri) in cui sono critiche le capacità sociali, oltre che di problem solving.
A questo si aggiungano l’aumento della complessità dei sistemi organizzativi, l’aumento dei problemi legati ad un elevato numero di variabili tra loro interconnesse e integrate, i ritmi sempre più serrati che comportano tempi rapidi per le decisioni.
Va peraltro detto che la complessità gestionale non può essere efficacemente affrontata attraverso la ricerca della completezza dell’informazione a tutti i costi, l’uso della razionalità analitica in tutte le situazioni problematiche, il riutilizzo di precedenti esperienze, l’uso acritico di dogmi e teorie manageriali.
Essa richiede l’adozione di metodi di lavoro adeguati e coerenti alle specifiche condizioni di complessità che di volta in volta si presentano; è quindi importante riflettere su quali sono i metodi di lavoro e di pensiero che vengono abitualmente utilizzati, a livello individuale e collettivo, per affrontare problemi, prendere decisioni, sviluppare azioni in modo che i giudizi, le decisioni e le soluzioni adottate possano essere ricondotte ai metodi con cui sono state elaborate o ottenute, e possa essere verificata la validità dei giudizi e delle connessioni adottate.
L’approccio al problem solving può essere di tipo intuitivo, induttivo o deduttivo.
Il processo intuitivo è inconsapevole e immediato, e nasce dalla percezione diretta di un fenomeno, o della connessione per analogia e associazione tra fenomeni.
Questo è un metodo coerente con problemi e situazioni che non hanno riferimenti passati di successo e con la necessità di trovare soluzioni devianti o innovative; allo stesso tempo è controproducente rispetto ad esigenze di razionalizzazione ed omogeneizzazione, è aleatorio nel risultato e non è un’attitudine molto diffusa in tutte le persone.
L’approccio induttivo è un processo logico e può essere descritto in tre fasi: l’osservazione di esperienze dirette di successo, o insuccesso, di singoli casi, seguita da una fase probabilistica detta di generalizzazione, unitamente ad un’eventuale verifica sperimentale della generalizzazione stessa.
È un processo logico, quindi più elementare e facilmente assimilabile-applicabile, più coerente ad un uso sintetico e rapido, facilmente adottabile in gruppi di lavoro e coerente con una verifica sperimentale a basso costo e rischio; per contro si rivela rigido, inadeguato quando le condizioni di riferimento del problema sono particolarmente mutevoli e connesse ad altri problemi, quando la percezione e l’esperienza dei membri del gruppo risulta fortemente dissimile.
L’approccio deduttivo si fonda sulla definizione di premesse vere o comunque convenzionalmente accettate come valide, individua ipotesi di spiegazione dei fenomeni o di risoluzione dei problemi, giunge a conclusioni logicamente coerenti e non contraddittorie nel confronto tra premesse e ipotesi.
È processo con un uso analitico e razionalizzante, adeguato per problemi di portata rilevante, coerente in assenza di esperienze di riferimento e laddove la sperimentazione si presenta rischiosa; risulta però di difficile applicazione in condizioni di ritmo decisionale serrato e inefficace quando il gruppo di lavoro non raggiunge il consenso sulle premesse.
Scegliere se giungere a soluzioni affidandosi alle sole capacità intuitive, piuttosto che induttivamente o deduttivamente, piuttosto che cercare un mix tra queste tre possibilità, è inscindibile dalle situazioni e dalla natura del problem solver.
Sicuramente definire l’approccio più adatto alle diverse situazioni richiede tempo, ma possiamo ragionevolmente dire che è tutto tempo risparmiato nel percorso di soluzione.