Le cose possono andare bene o possono andare male.
A volte si finisce con il ritrovarsi come in una specie di solco, in cui, figli di un mondo pigro, ci troviamo comunque a nostro agio.
Se le cose stanno andando bene perché “muoversi” correndo il rischio di rovinarle?Quando le cose vanno male, è spesso difficile vedere la strada che ci potrebbe aiutare a cambiarle, quindi scegliamo di lasciare che tutto segua il suo corso, sperando che possano cambiare da sole.
La stagnazione, buona o cattiva che sia, non è mai una cosa favorevole, perché se permettiamo che le cose accadano da sole, senza cercare di intervenire, alla fine ci toccherà fare quello che non si desidera.
Questo non vuol dire cambiare per il solo gusto di cambiare; se le cose vanno bene, non è assolutamente il caso di intervenire per cambiarle drasticamente, tuttavia è bene a pensare, anche in queste situazioni, a modi nuovi per poter mantenere e consolidare la situazione desiderata.
Ci sono quelle che vengono definite “giornate grigie“, quelle in cui si cade nel malessere di non volere fare nulla, se non superare la giornata e tornare a casa; naturalmente, quando si sarà tornati a casa, anche la seconda parte della giornata sarà molto probabilmente grigia.
Quanti di noi, a fronte del desiderio di migliorare la propria situazione, hanno provato a fare le cose in modo diverso, o a prendere semplicemente in mano una giornata no e decidere di fare qualcosa per non volerla subire?
Caro Oliviero, sono d’accordo; la vita è di per sé divenire, evolvere, e quindi cambiamento.
Gestire il cambiamento è gestire la propria vita; non il cambiamento fine a sé stesso, ma la lettura intelligente della realtà, e adottare le scelte che questa comporta, in maniera consapevole e non passiva o rinunciataria.
Salve Oliviero, ritengo che tutto ciò che la vita ci prsenta abbia sempre un margine di cambiamento ed è meglio sfruttare questa possibilità per migliorarci. Grazie
E' l'anticamera della crisi. Negli anni 80 una situazione positiva in azienda (di mercato, di crescita, di sviluppo) poteva contare su una prospettiva in termini temporali tranquillizzante, era il periodo delle certezze. Ogni segnale, anche il più pessimistico, aveva una gestazione lunga permetteva di intervenire con i dovuti correttivi anche ai "pigri". Oggi quando hai sentore di un segnale questo è si è già trasformato in fatto concreto, viviamo il periodo delle non certezze per cui tutto è labile, difficile da inquadrare e ragionare in termini di prospettiva significa investire enormemente rispetto al passato nelle nuove tecnologie informatiche, nelle ricerche di mercato, nelle risorse umane. Chi oggi, fortunatamente, vive in una situazione positiva e rimanda continuamente al domani la considerazione di scenari differenti (negativi) ipotizzando il classico piano B (come far fronte all'emergenza) corre un rischio molto elevato perché, come scritto prima, la velocità con cui questi cambiamenti si manifestano non lascia molti margini di respiro